Il 31 Ottobre 2010 Il Fatto Quotidiano ha pubblicato sul suo blog un articolo intitolato Emanuele, da Torino a Oxford via Parigi dove parla di Emanuele (non sono io), studente brillante che dopo aver studiato a Torino e alla Science Po di Parigi è finito ad Oxford a fare il ricercatore. L’articolo parla di Emanuele come esempio di una generazione di studenti Italiani che parte per l’estero dove trova più opportunità per mai più tornare in Italia e dice che le esperienze fuori sono una “strada a senso unico”. Credo che questo sia sbagliato, ecco la mia risposta:
Caro Il Fatto Quotidiano,
Anch'io mi chiamo Emanuele e anch'io ho studiato ad Oxford. Sono arrivato in Inghilterra a 13 anni e ho fatto superiori, undergraduate e master in questo paese. Credo di essere quindi in una buona posizione per criticare la posizione drammatica che avete preso in questo articolo.
Il percorso di studi all’estero non è per tutti gli studenti Italiani una strada a senso unico. Anzi, molti vanno fuori per poi tornare con un bagaglio di esperienze che non vedono l’ora di svuotare sulla terra madre (nel mio caso la Sardegna). Andare in un altro paese per un semplice viaggio oppure per studio ci permette di guardare l’Italia in modo più obbiettivo e razionale e a tanti, sicuramente a me, ha fatto venir voglia di tornare per cambiare le cose che non vanno bene e rinforzare le grandi qualità della nostro paese.
Le università Italiane non hanno sicuramente il prestigio di quelle inglesi o americane, basta guardare la Times Higher Education Ranking per rabbrividire nel non vedere un singolo ateneo tra le prime 200 al mondo. Credo che sai importante per i nostri studenti fare esperienze in alcune delle università che figurano in questa lista. È per questo che da poco ho iniziato un blog per spiegare come si fa domanda alle università inglesi (universitaininghilterra.blogspot.com). Ma non l’ho fatto per sollecitare il processo di brain drain, bensì perché credo sia importantissimo che l’Italia abbia i migliori brains/cervelli del mondo per poter competere con il mercato del lavoro mondiale. Sino a quando le nostre università non si daranno una mossa ad ammodernarsi il modo migliore per farlo è cercare pascoli più verdi altrove.
Non credo in nessuna strada a senso unico. Preferisco pensare invece ad una grande piscina dove le conoscenze viaggiano liberamente da una parte all’altra e prima o poi ripassano dal loro punto di partenza.
Emanuele.
Ciao,
RispondiEliminasono passati un po' di annetti dalla pubblicazione di questo post e, nonostante il tempo trascorso, ci tenevo ad esprimere la mia opinione (sicuramente condivisa da molti).
Io non sono un fan sfegatato dell'Italia, la nostra cara nazione, né ho molto spirito patriottico... però avendo una laurea triennale italiana in chimica, avendo passato un anno a berkeley e sperando di seguire un msc in uk, ci tenevo a dire quanto segue:
E' vero che le università italiane compaiono poco in quei ranking, però bisogna considerare i fattori su ci essi si basano. Non si parla mai di qualità della didattica, nessun esaminatore esterno impartisce voti su quale sia la qualità dell'insegnamento. Lì vengono valutati ben altri aspetti. E' logico che università storiche e conosciute in tutto il mondo siano quotate, ma non è detto che queste siano migliori delle ns.
Io, da chimico, trovo che la didattica italiana sia veramente una delle migliori. Ho parlato con dottorandi, post-doc professori provenienti da uk e da altre parti d'Europa e non han che da concordare. I laureati italiani (ti parlo sempre di chimica, il mio settore) sono BEN visti in europa per la SOLIDA preparazione.
Berkeley.... per chimica la UCB è sul podio a livello mondiale, ti dirò però che gli esami di berkeley sono RIDICOLI rispetto agli esami che ho affrontato qui.
Soglie di sufficienza bassissime (40%!!! e parliamo di una delle università più quotate del mondo!!!!!!!!!!!!), voto finale contribuito per il 40% da essays (ok, se si parla di bsc in inglese, filosofia o così, dove devi presentare un tuo pensiero, ma che essays vuoi scrivere di chimica? sono riassunti!)....scusa ma, per una preparazione di base, come può essere la triennale, mille volte l'Italiaaaa!!!
Poi per master o meglio ancora post-doc l'uk sarebbe l'ideale, se non per il prestigio.
E' come per i vestiti: ho un giubbino d&g pagato 450euro che vane 'na sega (scusami il termine), è pura estetica! l'altro giubbino da 55 invece è una bomba, tiene un caldo infernale e ha tutti i pregi che un piumino potrebbe avere.
Questo per dire che non sempre la marca/griffe è sinonimo di qualità
ciao