30 dicembre 2010
INCENTIVI FISCALI PER IL RIENTRO DEI CERVELLI.
Il senato ha approvato una misura che prevede sconti fiscali per i cervelli in fuga che decidono di rientrare in terra natia. Gli sconti saranno dell'80% per le donne e del 70% per gli uomini e saranno applicati solamente se i "cervelli" rimarranno in Italia per almeno 5 anni (e finiranno nel 2013). In caso di espatrio prematuro la misura prevede delle sanzioni che annullerebbero i benefici dello sconto iniziale.
Questa misura non può essere criticata dato che (almeno) riconosce il problema dei “cervelli in fuga”, ma il provvedimento cerca di risolvere il problema dalla parte sbagliata.
I giovani Italiani non si spostano dall'Italia alla ricerca di paradisi fiscali... se ne vanno perché in Italia non esistono i lavori che i giovani vorrebbero fare e, sicuramente, non esistono alle condizioni (non spropositate) che vorrebbero avere.
Per incentivare, veramente, il rientro dei cervelli in fuga, bisogna puntare sulla meritocrazia e sulla formazione in modo concreto, non ripetere il concetto all’esasperazione per pura demagogia.
28 dicembre 2010
TANTI AUGURI.
Tantissimi auguri di buon natale e felice anno nuovo a tutti. Spero che tutti quelli in giro per il mondo siano riusciti a tornare a casa per le feste (io ci ho messo 5 giorni ma ce l'ho fatta)
PS: Ricordatevi che le scadenze per le universita' in inghilterra sono il 15 gennaio. Se ancora non avete fatto domanda affrettatevi.
14 dicembre 2010
I CERVELLI IN FUGA TORNANO POI A CASA?
Lo studio di Patrick Gaulé riportato qui sotto fa una valutazione sul flusso internazionale degli accademici, focalizzandosi sull’America. Conclude che la maggior parte dei professori che hanno successo nel US tendono a non tornare nella loro terra madre. E’ invece più facile che i ricercatori mediocri tornino per avere migliori possibilità “a casa”. Anche se non è una ricerca esaustiva, è comunque preoccupante poiché dimostra che paesi come l’Italia rimarranno indietro nel campo della ricerca accademica e dell’innovazione. pensavo vi potesse interessare.
Brain drain can be a good thing for the source country; one benefit is that some skilled workers eventually return. Unfortunately, there is little evidence on the incidence and nature of such return migration. This column presents new data on the return-migration decisions of foreign faculty based in US chemistry departments.
Many countries are concerned about losing their best scientists, engineers, and other skilled workers to emigration to foreign countries and the US in particular. It is plainly the case that many skilled workers cross national borders. The evidence regarding the brain drain from Europe to the US is surveyed in Saint-Paul (2008). The foreign born represent more than a third of PhD holders in the US Science and Engineering workforce (NSF 2007). Furthermore, these migrants make a disproportionate contribution to US science and innovation (Levin and Stephan 1999 Hunt forthcoming).
The initial literature on the brain drain was pessimistic about the welfare effects of skilled migration for source countries (see e.g Bhagwati 1976). Recent contributions have instead emphasised channels through which source countries may benefit from skilled migration, such as incentives to acquire skill given uncertain migration prospects (Mountford 1997) and diasporic networks acting as knowledge banks (Kerr 2008, Agrawal et al. 2008).
The net welfare benefit of skilled migration also depends critically on the quantity and quality of migrants who eventually return to the source country. Because migrants have likely enhanced their skills during the migration episode, the benefits from return migration may be large enough to outweigh the costs of the brain drain for source countries, even if only a fraction return, as argued in a number of recent theoretical papers (Mayr and Peri 2008, Santos and Postel-Vinay 2003) or qualitative ones (Saxenian and Hsu 2001, Saxenian 2005).
Due to intrinsic difficulties in following workers as they move across countries, the available empirical evidence on return migration of skilled workers is very limited. In a recent paper (Gaule 2010), I deploy a novel approach for measuring return migration. By focusing on academic scientists, I am able to use publicly available academic records to reconstruct career histories. I rely on the availability of fine-grained biographical data collected biennially by the American Chemical Society to guide students in their choice of graduate schools. I also take advantage of the fact that the main output of academic scientists – scientific publications – can be observed.
My hand-collected data includes 1,953 individuals and covers extensively foreign faculty affiliated with a US PhD-granting chemistry, chemical engineering, or biochemistry departments between 1993 and 2010. About half of the individuals in the sample came to the US as graduate students, one third came as postdoctoral research fellows and the rest as faculty.
The incidence of return migration in my sample is low. Among foreign faculty who had their first US faculty appointment after 1993, 4.5% have returned to their home country by 2010. Using out-of-sample predictions, I estimate that a further 4.3% will return to their home country before the age of 65, assuming no change in trend in future years.
Distinguishing by source country, the incidence of return migration is relatively high for Australia , Canada , and European countries but very low for China and India . In fact, I observe only one return to India and three to China , despite the fact the Chinese and Indians are the largest groups in my sample.
I investigate the relationship between ability and the propensity to return using scientific publications weighted by journal impact factors as a measure of ability. Modelling the return migration decision as a risk in a discrete hazard model with source country fixed effects, year fixed effects and controls for age, I find that that the most productive scientists are less likely to return. This result confirms earlier findings of negative self-selection into return migration (Borjas 1989, Borjas and Bratsberg 1996) but is derived using a more direct approach.
The location decisions of academic scientists implicitly reveal their preferences. For the majority of them, either (a) the disutility of living in the US relative to the home country is lower (in absolute value) than the professional advantages, pecuniary, reputational or otherwise, of working in the US or (b) there is no disutility of living in the US relative to the home country.
The fact that the most successful scientists are less likely to return suggests that the professional advantages of staying in the US are relatively more important for them than for less successful scientists. This result is consistent with other studies showing that the problem of the brain drain is more pronounced in the right tail of the productivity and skill distribution (Saint-Paul 2004, Commander et al. 2008).
The new evidence presented is worrisome for the perspective of source countries. However, it pertains only to migrant scientists who became faculty in the US . Whether it can be generalised to other groups of skilled migrants is an open question.
7 dicembre 2010
I CORSI MBA IN ITALIA E IN EUROPA.
Il Sole 24 Ore scrive il 6 Dicembre 2010 che le business school italiane sono in recupero nella classifica del Financial Times. Secondo la giornalista, nonostante a livello complessivo le business school inglesi e francesi sono più rappresentate, le scuole italiane segnano quest’anno performance positive. Infatti, nella classifica del Financial Times, la Sda Bocconi fa un balzo di sette posizioni e si ritrova al 17° posto, scavalcando le business school s della Imperial College e la London School of Economics and Political Science.
La giornalista ci fa anche notare che la School of Management del Politecnico di Milano fa passi positive e compare di nuovo fra le migliori scuole d’Europa, scalando la classifica di undici posizioni, dal 56° al 45° posto.
La situazione è incoraggiante ma non è ancora tempo di stappare lo champagne. Infatti:
1) Questa classifica si limita ai corsi di business administration, senza prendere in considerazione altre materie, alcune anche più necessarie per lo sviluppo economico Italiano (come ingegneria e computer technology).
2) La classifica guarda solamente i corsi offerti in Europa. La graduatoria di un’università come la Bocconi scende rapidamente se il confronto viene fatto con altre università mondiali (in particolare se vengono incluse le università Americane nella classifica) mentre i corsi di MBA inglesi e francesi rimangono comunque tra i primi posti.
3) Le università che guadagnano posizioni rimangono private, costose e quindi non facilmente accessibili per tutti.
5 dicembre 2010
1 dicembre 2010
EQUIPOLLENZA TITOLI DI STUDIO.
Cosa dice il ministero degli affari esteri:
I cittadini italiani o stranieri in possesso di titolo accademico straniero - conseguito a seguito di studi ed esami svoltisi all'estero presso Università statali o legalmente riconosciute - che aspirino a chiedere il riconoscimento in Italia del proprio curriculum studiorum ai fini del conseguimento di analogo titolo accademico italiano, possono avanzare richiesta in tal senso presso una Università di loro scelta.
La documentazione da produrre deve essere richiesta alle Segreterie Studenti delle Università nel cui statuto figura un corso di studi compatibile con quello completato all'estero, e, di norma, è la seguente (si consiglia all'uopo di contattare le Segreterie Studenti delle Università o consultare il sito MIUR > università > cooperazione internazionale > titoli di studio):
a) domanda diretta al Rettore dell'Università italiana prescelta (vedi allegato);
b) originale del titolo di studio di scuola secondaria superiore di ammissione all'Università che ha rilasciato il titolo accademico;
c) originale del certificato analitico degli esami universitari rilasciato dalla predetta Università (che attesti date e sedi degli esami, ove questi si fossero parzialmente svolti anche presso sedi universitarie diverse da quella che ha rilasciato il titolo);
d) programmi di ogni singolo esame; e) originale del titolo accademico posseduto;
f) tre fotografie (di cui una autenticata se trattasi di cittadini extra-comunitari residenti all'estero)
I documenti di cui ai punti b) c) d) e) devono essere muniti di traduzione ufficiale, per quelli relativi ai punti b) ed e) è prevista la legalizzazione - salvo il caso di esonero da tale atto in virtù di accordi e convenzioni internazionali in materia - e devono essere muniti di "dichiarazione di valore in loco" a cura della Rappresentanza Diplomatico-Consolare italiana competente per territorio nello Stato al cui ordinamento si riferiscono i titoli stessi, che confermerà anche l'autenticità dei documenti di cui ai punti c) e d).
Laddove impossibilitati a recarsi personalmente presso le Sedi diplomatiche, gli interessati potranno prendere preventivamente gli opportuni contatti con le Sedi, per concordare eventuali, diverse modalità di inoltro della documentazione ai fini del riconoscimento.
I cittadini italiani, i cittadini comunitari, nonché i cittadini extracomunitari regolarmente soggiornanti in Italia di cui all'art. 26 della Legge 30.7.2002, n. 189, possono presentare personalmente la domanda allo sportello delle segreterie delle Università entro le date autonomamente stabilite dai singoli Atenei, purché i titoli siano già provvisti degli atti di competenza della Rappresentanza italiana.
I cittadini extra-comunitari residenti all'estero sono tenuti ad inviare la domanda, corredata di tutta la documentazione prevista, tramite la Rappresentanza Diplomatico-Consolare italiana nel loro Paese o nel Paese straniero di ultima residenza, alla quale detti documenti dovranno pervenire entro i termini stabiliti annualmente dalle disposizioni MIUR relative alle immatricolazioni di studenti stranieri.
Gli interessati dovranno presentare i documenti di studio già legalizzati dalle competenti Autorità del Paese di appartenenza, attraverso l’apposizione dell’”Apostille” nonché i documenti di copertura economica ed assicurativa previsti dalle predette Disposizioni per le iscrizioni universitarie. La Rappresentanza italiana provvede alle verifiche ed agli atti di sua competenza ed all'inoltro della documentata domanda all'Università indicata dall'interessato.
Sulla richiesta deliberano le Autorità Accademiche, caso per caso, tenendo conto degli studi e degli esami sostenuti all'estero. Si fa presente che il riconoscimento di un titolo straniero da parte dell'Università concerne solo finalità “accademiche”, mentre il riconoscimento del titolo a fini professionali segue un iter diverso, ed è valutato dalle Amministrazioni competenti per materia.
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