16 ottobre 2010

RIFLESSIONI SULLA LAUREA ITALIANA 3+2.

Il 15 Ottobre 2010, Umberto Eco scrive un articolo sulla Repubblica dove, in qualche modo, difende la riforma Berlinguer e l'introduzione del cosiddetto 3+2. Scrive infatti che nella maggior parte dei paesi Occidentali c'è un primo corso triennale alla fine del quale si prende, come in Francia, una license o come nei paesi anglosassoni un BA, o baccellierato. Poi si può fare quello che in Inghilterra si chiama master, e poi, per chi ha una vocazione alla ricerce, il Dottorato, o PhD alla fine del quale, e solamente alla fine del quale, si viene nominati Dottore.

Umberto Eco trova dunque normale il tentativo di equiparare le lauree italiane a quelle internazionali equiparando I periodi di studio. Da invece la colpa del peggioramento della qualità degli studi universitari Italiani a quella che lui chiama “un’interpretazione restrittiva e fiscale dei ‘crediti’”. Continua: “I crediti sono un modo di quantificare il lavoro svolto dallo studente, in modo che se si sposta all'estero si sappia a quale livello di studio parificarlo. Si è deciso di calcolare i crediti in base alle ore passate a casa a studiare (una stupidaggine, o una finzione) o al numero di pagine da portare per l'esame.” Questo sistema, spiega Umberto Eco, porta gli studenti a scegliere le materie più facili, in modo da poter barare e prendere il numero più alto di crediti con il minimo della fatica.

Inoltre, trova ridicolo, e in questo concordo la possibilita di essere chamati dottori dopo una semplice laurea triennale, cosa che fa svalutare il titolo rendendolo quasi inutile.

Io concordo su tutto quello che Umberto Eco ha da dire, ma vorrei aggiungere un altro fattore che credo rappresenti il fallimento più grande della divisione della vecchia laurea in laurea breve e specialistica. In Inghilterra, dove ho studiato, esiste la stessa distinzione, ma con una grande differenza: mentre in Italia la laurea triennale viene snobbata dal mercato del lavoro, poiché sembra inferiore alla vecchia laurea di quattro anni, il BA inglese viene accettato a braccia aperte dalla maggior parte delle aziende. Il maggior numero di studenti inglesi, infatti, non continua oltre il BA, trovandosi quindi un posto di lavoro già a 21-22 anni, che per la media Italiana sembrerebbe quasi fantascienza. In Italia, il fatto di non riconoscere la laurea triennale come un vero e proprio titolo di studio, rende assolutamente inutile la riforma Berlinguer poiché gli studenti sono forzati a fare una specialistica se vogliono che il loro titolo di studi abbia un minimo peso nei loro curriculum.

L'articolo di Umberto Eco sulla Repubblica puo' essere letto qui.

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