Il Commissario della Commissione europea per l’istruzione, la cultura e il multilinguismo ha recentemente pubblicato il rapporto annuale sulle riforme dei sistemi di istruzione dei Paesi membri dell’Ue.
Volevo evidenziare alcuni dei messaggi principali:
Il rendimento scolastico migliorato dal 2000 in tutte e cinque le aree per le quali i Ministri dell’istruzione degli Stati membri avevano fissato dei target: capacità di lettura; completamento dell’istruzione secondaria superiore; laureati in matematica, scienze e tecnologia; lifelong learning. Il rapporto dichiara che nonostante il miglioramento solo il target riguardante i laureati in matematica, scienze e tecnologia sarà raggiunto.
Nuovi target sono stati imposti per il 2020, due di quest sono stati inclusi anche nella strategia Europa 2020, e gli è stato quindi dato maggiore peso politico: la percentuale di giovani in possesso di titoli di istruzione superiore o equivalente è stata fissata al 40%; la quota di giovani che abbandona prematuramente l’istruzione e la formazione dovrebbe essere inferiore al 10%. Con il Programma di Riforma Nazionale, pubblicato questo mese, il governo italiano si è fissato un target di 26% e 15% rispettivamente.
I Programmi professionali si sono dimostrati efficienti nel ridurre la percentuale di giovani che non sono impiegati ne partecipano a corsi di istruzione o formazione (i cd. NEETs). Questi programmi hanno inoltre avuto successo in alcuni Stati membri per ridurre la dispersione scolastica.
La mobilità per l’apprendimento dei giovani è in aumento, ma rimane lontano dall’essere un’opportunità aperta a tutti i giovani. Per l’istruzione di tipo terziario più di mezzo milione di studenti dell’Ue studia fuori dal loro Paese di origine. Questo rappresenta un aumento del 50% dal 2000.
La partecipazione degli adulti all’apprendimento permanente è migliorata dal 2000 al 2005. Questo miglioramento si è però appiattito dopo il 2005.
L’insegnamento di lingue straniere continua sia alle scuole elementari che quelle superiori è in discreto aumento. Anche il numero medio di lingue straniere insegnate nella scuola superiore è aumentato dal 2000 rimanendo però sotto gli obiettivi di Barcellona che prefiggevano un target di sue lingue per alunno. L’apprendimento delle lingue nell’ambito professionale è cresciuto.
La spesa pubblica per l'istruzione in percentuale del PIL è rimasta stagnante dal 2000 e il volume di spesa privata, che svolge un ruolo importante negli Stati Uniti, soprattutto nel campo dell'istruzione superiore, non è cambiata. Gli Stati membri dell'Ue dovrebbero investire in media oltre 10.000 euro in più per studente all'anno nel campo dell'istruzione per raggiungere i livelli degli Stati Uniti.
Le persone sono state colpite dalla crisi economico e finanziaria in maniera diversa a seconda del loro livello di istruzione. L'impatto maggiore è stato sui lavoratori che avevano bassi livelli di istruzione.
Androulla Vassiliou ha commentato il rapporto dichiarando che: "La buona notizia è che i livelli edicativi in Europa si sono innalzati notevolmente. Un maggior numero di giovani completa l'istruzione secondaria e si laurea rispetto a dieci anni fa, ma la dispersione scolastica continua ad essere un problema che interessa un giovane su sette nell'Ue, mentre un allievo su cinque all'età di 15 anni ha una capacità di lettura limitata. Questo è il motivo per cui l'istruzione e la formazione sono tra gli obiettivi centrali della strategia Europa 2020. Gli Stati membri devono intensificare gli sforzi per raggiungere i nostri obiettivi europei comuni."
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